Le macere in dialetto Roccano, sono vere e proprie opere d'arte.
Messe su con una precisione millimetrica, hanno resistito per centinaia di anni, subendo, piogge, venti, terremoti e ogni possibile contrasto ambientale.
Sotto questa struttura all'apparenza "rozza", si celano tanti piccoli segreti, che, come vedrete vi faranno capire che stiamo parlando di qualche cosa molto complessa.
Partiamo dal considerare la base, dove verra' costruita la macera, questa e' infatti la parte fondamentale della costruzione, come si dice in gergo una macera deve avere la scarpa e cioè deve avere una inclinazione del 12-15% verso la montagna.
Le pietre utilizzate per la realizzazione, sono sempre relativamente grandi e vengono incastrate tra di loro come se si stesse facendo un puzzle.
I concetti fondamentali per disporre le pietre sono:
Le pietre devono poggiare sempre su due superfici, quindi su due altre pietre;
La faccia Più' piatta della pietra va rivolta verso l'esterno, quindi in vista.
Semba in teoria una cosa abbastanza semplice, ma in realtà non lo e', per costruirle infatti c'e' bisogno di persone esperte, con l'occhio preparato a disporre tutti gli incastri, utilizzando le pietre che ci sono nelle vicinanze.
Negli anni, le macere sono state utilizzate sempre di meno, soprattutto, al di fuori delle campagne. Oggi invece gli architetti, stanno rivalutando queste opere d'arte, tanto da impiegarle in molte ville.
emapett
2 commenti:
Ricordi di un tempo che fu….
“Una manciata di piccoli semplici ricordi che sembrano di epoca remota”
Roccamonfina, cittadina di non so quante anime, allora, non aveva molta importanza, quello che contava era che ci si conosceva un po’ tutti, si andava a messa la domenica, si aspettava la Calata di S.Antonio.
Si salutavan tutti, ci si scambiava favori e cortesie, a volte spezie, a volte cibo, altre volte arnesi, ma per lo piu’ ci si aiutava a vicenda.
Come non ricordarsi dei momenti di quando si ammazzava il maiale, e noi ragazzi a reggere la coda della povera bestia….. ma, allora era un rito. “a sauciccia”, “ri friculi”, a “nzogna”, era quasi una festa che vedeva coinvolti vicini e parenti, ognuno collaborava con la sua “specializzazione”.
Come si possono dimenticare le fredde sere d’inverno, senza televisione, né mezzi di comunicazione, quando, gli anziani parlavano “velato” a raccontar storie di briganti e di “prelleati”, spiriti e streghe, “ianare”, e tesori da dissotterrare e conquistare; e noi, fanciulli, lì, ad ascoltare e a far finta di non sentire, a cercare di capire, cio’ che a volte tutt’ora ci appare incomprensibile.
Come non ricordare la vendemmia, raccolta dell’uva dai tralci, e alla fine, la festa di arrampicarsi sul “pennolone” per spremere l’uva, cosa che avveniva con l’ausilio di una pietra che, issata con una corda spessa su una trave di legno che facendo leva tra il muro e la cassa contenete i vinacci dava luogo alla fuoriuscita del nettare d’uva del quale eravamo ghiotti.
Come non ricordare, i pomeriggi passati a “spregià u rauriniu” laddove, perennemente facevano da colonna sonora i racconti fantasiosi dei vecchi, racconti di guerra e di fame, di prigionia e di dolore; le “pizzicate” dei piu’ audaci e le risatine allusive delle donne, che partecipavano quasi con distacco ai doppi sensi e alle ilarità che noi ragazzi ascoltavamo, senza troppo capire. Ma , forse era proprio quell’alone di mistero e di inconsapevolezza che accattivava la nostra attenzione, (pura follia al giorno d’oggi).
Quanto tempo è passato……..??? non crediate tanto, vi sto parlando certamente di poco piu’ di mezzo secolo… sembra un altro mondo. Eppure, vi garantisco, quei sapori noi li assaggiavamo, quegli odori, ognuno aveva un significato, quei rumori, quel vociare sommesso, a volte di Rosari, a volte di chiacchierate intorno al camino, noi li “sentivamo”…vivevamo le emozioni del mistero e della scoperta, della conquista e della sconfitta, della gioia e del dolore; eravamo ricchi senza saperlo:avevamo emozioni!
Otlano
my family origonated in Roccamonfia and came to America in 1890's
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